Le Pubblicazioni
Notizie dell’attività artistica documentate dal gazzettino di Sicilia, RAI TV e radio libere. Sono apparsi articoli sui seguenti giornali, riviste e libri.
1962 Venerdì 11 Maggio
La Sicilia
1962 Mercoledì 17 Ottobre
La Sicilia
1963 Sabato 21 Dicembre
La Sicilia
1963 Domenica 29 Dicembre
La Sicilia
1963 29 Dicembre
Giornale di Sicilia
1963 Giovedì 2 Gennaio
La Sicilia
1964
Ragusa Sera
1969
Ragusa Sera
1970 1 Ottobre
Corriere delle Madonie
Arte Italiana Contemporanea (ed. La Ginestra FI..)
Arte Italiana per il biondo (ed. S.E.N. Torino)
Vademecuxn dell’Arte Italiana (ed. S.E.N. Torino)
1972 14 Gennaio
Giornale di. Sicilia
1972 15 Gennaio
Corriere delle Madonie
1972 Gennaio
Mete
1972 Settembre
Corriere delle Madonie
1975 11 Maggio
Palermo Sport
1975 15 Maggio
Corriere delle Madonie
1975 25 Maggio
Palermo Sport
1975 30 Maggio
Giornale di Sicilia
1975
Il Foglio d’Arte
1975 1 Giugno
Corriere delle Madonie
1975 Giugno
La Voce di Caccamo
1975 n.4 Giugno — Luglio
Il Pungolo vere
1975 Ottobre
Corriere delle Madonie
1975
Notiziario ENDAS — Cefalù
1975 Dicembre
Corriere delle Madonie
1976 N.I
Notiziario ENDAS — Cefalù
1976 N.I Gennaio
Corriere delle Madonie
1976 3 Gennaio
L’Ora
1976 Varese
Selezione Arte Italiana l’E’lite
1976 N.6
Artis Bimestrale di arte e cultura
1976 N.80 Novembre
Corriere delle Madonie
1976 30 Dicembre
Il Domani
1977 N.l Gennaio
Il Corriere delle Madonie
1977 9 Gennaio
Palermo Sport
1977 Gennaio
La Voce di Caccamo
1977 10 Gennaio
L’Ora
LA SICILIA
giovedi 2/1/1964
SCULTURE COMPOSIZIONI IN FERRO—SBALZI SU RAME—DISEGNI
OTTO GIOVANI ARTISTI ALLA BOTTEGA DI COMISO
Una interessante rassegna – primi tentativi per un vasto discorso da proporre al pubblico—La scuola statale d’Arte: un vivaio di autentici talenti. …Filiformi secchi fino all’osso, le composizioni in ferro di Giovanni Di Nicola,dove i ritmi si svolgono con naturalezza, quasi con eleganza, e “Il cavaliere” o “Il giocatore di basket” o “I danzatori” innervano i loro tesi movimenti in un’emozione appena contenuta in campo figurativo quasi al limite dell’indeterminatezza, coma affermazione di un gusto portato ai confini dell’atratto. Da notare anche gli smalti su rame,delicate coferme d’una finezza d’espressione e buone carte per il lavoro futuro.
Enzo Leopardi
RAGUSA SERA
“ALTRI OTTO GIOVANI ARTISTI AL GIUDIZIO DEL PUBBLICO”
Questi nostri ragazzi sono arsi da una fiamma che è un vessillo e una grande fede nell’arte. “Di Nicola Giovanni – pieno di spirito nelle sue sculture in ferro; delicatamente decorativo nei suoi smalti. ”
Francesco Guliotta
DA “COMPRENSORIO 35” & “ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA”
L’arte di Giovanni Di Nicola muove essenzialmente da un conflitto i cui, poli antitetici il razionale e l’irrazionale.
Irrazionale è l’universo dell’inconscio, abitato da mostri, creature irreali, animali, fantastici,che sollecitano la fantasia dell’artista a materializzarli.
Razionale è la sua ricerca stilistica, la forma in cui egli vuole rendere intelligibile quell’universo sotterraneo.
In questa dialettica di opposti, matura felicemente secondata da una abilità tecnica fuori dall’ordinario, l’arte del giovane scultore.
Nascono così figure che, all’origine scomposte, ossessive forse, sembrano placarsi nella linearità delle strutture metalliche, delle scansioni. spaziali, dei ritmi compositivi. A questo ha condotto la mediazione razionale, il dominio delle tecniche su quanto si presenta ancora inorganico, informe; che, nondimeno, non è del tutto assente, superato nell’operazione creativa (se così fosse, infatti, di quella tale tensione non avremmo più traccia).
Ma è proprio qui il fascino delle sculture di Di Nicola: in questo margine che si sottrae alla completa riduzione in forna finita.
Senza rincorrere, del resto, a poetiche recentissime, come quella dell’opera aperta, basterebbe in fondo pensare alle opere incompiute di. Michelangelo, oontestazione “ante litteram” della finitezza della opera “chiusa”.
In una diversa dimensione, in un contesto, anche culturale, estremamente dissimile, l’operazioneè, in qualche modo, analoga: nelle figure animali di Di Nicola, insomma, si può ravvisarel’indefinibilità dell’immagine quale, parzialmente, la coglie, razionalizzandola, lo artista, nel suo emergere da un fondo oscuro, intricato, caotico.
Il compito di. suggerire la dimensione inespressa è assolto dai vuoti, dagli spazi bianchi si direbbe altrove; ma anche dall’agrumarsi, in taluni punti, della materia, che non è incertezza, “errore”, ma soluzione espressiva, non sappiano quanto consapevole.
Proprio per questi aspetti, l’arte di. Di Nicola non può apparire attuale, e non già perchè “alla moda”, che, invece, attinge le sue ragioni profonde da un’ispirazione autentica, certanente valida.
G. Traina
S. CROCE CAMERINA 1969
Da Ragusa Sera e da Arte Italiana Contemporanea – ed. La Ginestra – Firenze
Da una dimensione espressiva anerge la scultura di Giovanni Di Nicola. Se ad esempio Balla lavorava — aiutato da saldatori e meccanici in officina per tradurre il pensiero in opera, oggi molti artisti lavorano con le proprie mani. il metallo. Cioè sono diventati così esperti nel maneggiare martelli, tenaglie, fiamma ossidrica, lime in modo tale da poter ottenere l’opera completa senza alcuna collaborazione estranea.
Uno di questi è Giovanni Di Nicola, giovanissimo, attento a una sua soluzione plastica tramata da innumerevoli spezzoni di ferro, di lamiera scavate che diventano occhio cresciuto a dismisura, artigli, lacerazioni come ferite ancora sanguinanti e da cui si intravede la parte scheletrica.
La scultura così è essenzializzata in graffi e superfici a volte trasparenti, dove l’occhio può far circolare liberamente la propria curiosità.
La forma è geometrizzante e diventa una creatura animale, l’abbozzo di un mostro reale e fantastico nello stesso tempo: un uomo e un uccello, un’occhio o un’ombelico, spezzoni d’ali o di mani. tronche?
Da un nucleo fittissimo di ferro saldato si apre aguzza o morbida la sagoma irruente e plastica come un mosaico di questa scultura. E nessuna trovata eccentrica sottopone quest’arte all’usura del gratuito, a la misura di un temperamento che avanza per gradi, per coerenza, per serietà di lavoro, donino i lenti giorni della ricerca, della composizione.
Per questo razionalità e intuizione vivono nella resa, ottenuta sempre col fervore della partecipazione, senza deliri ma equilibrata verso soluzioni legate piò al reale molto allusivo che all’astratto.
E del reato la composizione che dà il via all’opera ricalca in parte la struttura, il disegno di un organismo in fase di evoluzione, di crescita, di completamento. Ha insomma una solida base da cui muovere e liberamente organizzarsi come creatura autonoma, prepotentemente presente come esistenza fisica e non semplice oggetto proposto plasticamente.
Si nota la tendenza in queste sculture a drammatizzare il fatto esistenziale, a sottolineare nell’aggrumarsi delle linee la logica e naturale conclusione che non può non essere drammatica.
Questo legame alla vita comporta un’indagine anatomica del soggetto trattato, la conoscenza emozionante delle strutture animali, delle cose, la capacità di comporre e quindi di scomporre, direi di spezzettare in minuti frammenti un organismo per rivalerne le frequenze cosmiche, il ritmo universale.
Quindi ripercorrere la tensione per trudurla in opera compiuta e semplificata, quasi vivente, quasi in movimento ma senza più il miracolo della prima scoperta, solo la coscienza dal dolore.
Le figure diventano sempre più sanguinanti, a volte fisse e quasi stupefatte per la loro stessa violenza, a volte chimeriche in innesti di visioni direttamente tradotte nel metallo.
tutta una tematica che questo giovane artista butta come un fuoco agli utensili che gli occorrono per le sue costruzioni eccitate di continuo sul filo del rischio barocco, dell’azzardo nella composizione tra favola e magia, ma nello stesso tempo sincere, anche se ancora non ordinata razionalmente per una piena espressione. Credo ci sia chiara nell’opera del Di Nicola intanto l’avvertita trama del reale insieme ricordo di oscure liturgie d’adolescenza, che qui. si esaltano in irruenza, in grumi metallici a livello psichico, l’asprezza di una fantasia che prende l’avvio da recenti acquisizioni plastiche, l’eccitazione della forma contorta e delirante.
Certo le dissonanze ci sono quando il lavoro diventa tumultuoso e si affastella. Allora viene soffocata in parte l’ariosa partenza e sugli esiti pesa la mancata visione, in particolare, di uno schema limeare che corrisponda all’estro, come unione e collaborazione all’opera d’arte finale.
Ma ciò può essere addebitato alla giovane età dell’artista, sul quale è lecito pronosticare un buon avvenire. Nel lavoro di Giovanni Di Nicola ancora non completamente liberato da suggestioni abbiamo noi tutti che guardiamo la possibilità di vedere o intuire molte cose del discorso sulla sua scultura, ma devo dire che è importante percepire tutto l’inquietante simbolismo della sua arte.
Enzo Leopardi
GEMMA SALVO BARCELLONA
GIOVANNI DI NICOLA appartiene a quella generazione di giovani che, avendo elaborato la scultura figurativa nel periodo dei loro studi, in seguito hanno sentito di abbandonarla come pre necessità imprescindibile e di fare secondo le leggi. del suo linguaggio specifico il quale costituisce (per chi ha in sè come recepiti da una tradizione ambientale una particolare sensibilità), lo strumento e la testimonianza della propria certezza o dell’esistere.
Da un’analisi di. forme concluse nello spazio, il Di Nicola è passato ad altre forme in cui. il dinamismo, la ricerca di compenetrazione, sono appunto espressione di vita.
Le tecniche adoperate, la diligenza e la precisione dell’esecuzione, ma soprattutto la validità delle strutture fondamentali, escludono il sospetto di. una ricerca estetica fine a se stessa e convalidino piuttosto un discorso che fa dall’oggetto un simbolo. La pienezza delle composizioni., ci sembra, non conosca la via di un aspetto raziocinio o di una coerenza logica portata alle estreme conseguenze; qualità certamente che travalicano i limiti di umanità.
La interdipendenza dello spazio con la forma, ottenuta per mezzo di. un dinamico spostarsi dei volumi, che si fanno sempre più sottili, espressa da G. Di Nicola con un linguaggio elegante, talvolta raffinato ma non ricercato che non frammenta, alimenta anzi l’idea di liberazione di una continuità ininterrotta, come una esigenza di liberazione dai limiti, pur restando nella sfera umana fatta di luci e di ombre.
GIACOMO GIARDINA
Augurio allo scultore Giovanni. Di Nicola che sviluppa la sua fantasia attraverso lamiere scavate-frastagliate slanci di metallo e ariosi ventagli: sintesi visive speranze suggestioni che dalla terra si elevano per le nuove architetture in ampio linguaggio spaziale-ermetico oggi incomprensibili alla massa per la strada, logorata dal quotidianianismo meccanico delle vecchi forme che offendono i rapidi voli spaziali creatrici di sensibilità interplanetaria.
VINCENZO MONFORTE
Maggio 1975
Dal Corriere delle Madonie 1 giugno 1975 — Quadrante delle lettere e delle arti
Le recenti costruzioni in metallo di Giovanni Di Nicola, ispirate,come egli stesso dichiara, alla sua passione per lo studio delle più piccole entità fisiche (cellule, atomi, nuclei), si presentano al fruitore apparentemente impenetrabili e rigide, come sono e devono essere tutte le strutture atomiche. Ma sulla rigida concezione atomica di Democrito il poeta latino Lucrezio innestò la sua ricerca di poesia, di eleganza di saggezza, allo stesso modo Giovanni Di Nicola cerca di rendere docile e comunicativa una materia ardua e di per sè refrattaria.
Che egli riesca ad umanizzare e a rendere poetica questa ricerca, che riesca a caricarla di una tensione umana fortemente sentita, a piegarla verso delle significazioni che parlino anche al sentimento e all’animo; oltre che all’intelligenza e all’esprit de geometrie, non ci sentiremo di affermare; ma è indubitabile che la ricerca di Di Nicola appare guidata e direi illuminata da un senso di eleganza fatta di essenzialità, di forza concettuale. E questo, se consideriamo tutto il percorso artistico di Di Nicola, ci pare il risultato di una esperienza d’arte molto interessante e significativa il cui senso più profondo é forse quello di una ricerca antologica sulla natura delle cose e sulla loro apparenza di “forme”, sciolta e direi ribelle ai seducenti miti delle spiegazioni religiose o spiritualistiche.
La realtà di Di Nicola è fatta di materia, di atomi; duri oppure tendenti a esorbitare dal nucleo, impenetrabili e misteriosi come il ferro, il rame, il bronzo o ci approfondiamo nella vertigine della loro qualità di resixtensee. Allo spirito dell’uomo allora non resta altro che quello che fa Di Nicola; saldare i frammenti, i pezzi di questa oggettività imprescutabile, per cercar di dare loro forma d’anima e perplessità d’esistenza.
Ma sono quei frammenti, saldati dal sentimento dell’uomo (o dall’artista), buoni, conduttori. di spiritualità e d’arte.
PALERMOSPORT
25 maggio 1975
INCONTRI ARTE
MOSTRE A PALERMO
Alla galleria la Botteguccia — Giovanni Di Nicola e Giuseppe Forte………..Di Nicola ha proposto al numeroso pubblico intervenuto plastiche ed originali sculture in ferro,rame,terracotta, in cui l’artista ha profuso tutta la sua squisita sensibilità in un crescendo di armoniche figurazioni stilizzate; le quali ci chiarificano con totale consapevolezza le scelte concrete di questa nuova leva della scultura isolana. Degni di nota alcuni splendidi monili: spille, collane, realizzate in argento su esclusivo ed interessante disegno concepito dall’autore; nel quale si intravede una arguta vena creativa che se potenziata adeguatamente darà, certamente tangibili risultati qualitativi.
Giuseppe Geraci
GIORNALE DI SICILIA page. 3 - 30 maggio 1975
LE RUBRICHE
Mostre d’Arte
G.F. e Giovanni Di Nicola hanno esposto in una galleria di Bagheria opere in scultura il vivace consenso del pubblico e della critica ha premiano la fatica generosa di entrambi in quest’ultima riuscita manifestazione.
GIOVANNI CAPUZZO
Maggio 1975
Dal Corriere delle Madonie – 1 giugno – 1975
GIOVANNI DI NICOLA
Le sue opere, mentre da un lato, sembrano ispirarsi a certe eperienze della scultura inglese contemporanea per i riferimenti ad un mondo zoomoforico, ricco di. allusioni, magiche, quasi surreali, dall’altro si fondono essenzialmente in un organicismo embrionale, dove interviene lo scatto immaginativo a liberare la materia plastica del vincolo o pretesto naturalistico. Piuttosto di Di Nicola avverte la suggestione di certe analogie con le forme naturali, cogliendo in quelle sue immaginarie germinazioni. lo sviluppo più dinamico ed allusivo, meglio rispondente alle necessità organiche di una crescita quasi spontanea verso lo spazio e la luce. Lo stesso dinamismo, in senso per altro vitalistico, sorge direttamente dalla struttura di quelle forme che si continuino e si dilatano oltre i contorni frastagliati per identificarsi nei moti naturali degli elementi, risolvendo le stesse resistenze dei volumi a la durezza della materia prescelta, in un ritmo fluente, germinativo, ora aprendosi a morbidi rilievi o magica raggiera, ora fermandosi nelle ombre incavate per continuare a snodarsi in avvolgimenti, in riprese ascensionali ai, limiti. di un equilibrio strutturale.
Ma la sua avventura plastica non ha soste, perchè l’artista capisce bene che ogni esigenza dimensionale o plastica deve rispondere, al ritmo spaziale, alla energia interna che configura quella materia in una presenza viva, reale, che si inserisce nella natura medesta ma come protagonista di. una vicenda di. mutazioni, sempre nuove e suggestive.
GIUSEPPE CALERO Genova 1 Ottobre 1975
A Giovanni Di Nicola. Per il percorso artistico di questo scultore, nato a Comiso, bisogna parlare di due momenti ben distinti.
Da forme concluse nello spazio, infatti, il Di Nicola è passato a forme aperte, realizzate attraverso un dinamico spostarsi di volumi: sottili, eleganti, raffinati, ora aguzzi e ora morbidi, sempre impeccabili nell’esecuzione.
Da quando questo mutamento di rotta?. E lo stesso giovane artista che candidamente ce lo confessa; da quando si è appassionato allo studio delle più piccole entità fisiche (cellule, atomi., nuclei). Ma può un contenuto di. questo genere dar vita ad autentica poesia figurativa?.
Condivido pienamente quanto scritto dal Prof. Vincenzo Monforte: Come sulla rigida concezione atomica di Democrito il poeta latino Lucrezio innestò la sua ricerca di poesia, allo stesso modo Giovanni Di Nicola cerca di rendere docile e comunicativa una materia ardua e di per sè refrattaria. In che modo?.
Quando queste forme aperte e dinamiche diventano espressione di Vita?. Quando questi innumerevoli spezzoni di ferro, di metallo, di lamiere scavate – trattati magistralmente con martelli, tenaglie, lime, fiamma ossidrica – diventano occhi, artigli, ali, mani, corpi che fremono, anime – starei per dire – che gioiscono e soffrono.
Un discorso critico sulla scultura di Giovanni Di Nicola non può ignorare questo conflitto tra razionale (valori formali; la ricerca stilistica, insomma) e irrazionale (valori contenutistici; mostri, creature irreali, animali fantastici), questa dialettica felicemente favorita – come abbiamo detto – da una abilità tecnica non comune; con il risultato di dar vita spesso ad autentici valori poetici.
FRANCESCO CABONE
GIOVANNI DI NICOLA O DELLA SCULTURA GENETICA
Sosteneva recentemente Dore Ashton che incomprensione, pregiudizio e confusione hanno caratterzzato l’interpretazione storica della scultura moderna al punto da indurre i critici più acuti di quest’arte primo fra tutti Baudelaire – a naufragare nell’incertezza e nell’equivoco quando ne hanno affrontato il problema.
Infatti, non per limitatezza di vedute ma a causa delle infelici esperienze derivato dalla scultura del suo tempo, Baudelaire arrivò a considerare la scultura come un’arte secondaria, giacchè essa “non presenta un solo punto di osservazione come la pittura”.
Benvenuto Cellini, molto tempo prima, aveva sostenuto invece che la sua arte, rispetto alla pittura, era “sette volte più grande”, in quanto la statua deve possedere otto punti di osservazione diversi. Dopo Baudelaire, anche Hebert Read, studioso di grande sensibilità, limita la scultura nella ristretta dimensione di un’arte “tattile”, riprendendo in tal modo i preconcetti visivi della scultura rinascimentale.
Ciò che auspicava Baudelaire era, dunque, il raggiungimento di un elevato grado di astrazione nella scultura, la quale doveva essere una ‘composizione generale dell’arabesco che è mobile e variabile .come un paesaggio montagnoso’.
La scultura di Rodin, caratterizzata, secondo Rilke, da “innumerevoli superfici viventi”, si sostanzia anche, e per la prima volta, di tutti gli aspetti visivi, ponendosi di conseguenza come momento di rinnovamento e di legate tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. L’avvento della scultura di Rodin segna infatti l’inizio della scultura moderna e il tramonto di quella convenzionale.
La scultura contemporanea, grazie anche alle forti spinte precedenti, brucia le tappe, rivelandosi infine più audace e rivoluzionaria della pittura.
tuttavia non bisogna dimenticare che già all’inizio del secolo intuizioni come quelle del grande teorico dell’architettura, Luis H. Sullivan, sono state, e sono tuttora, alla base delle più significative innovazioni operate nel campo dell’arte.
I suoi punti di vista tendevano, infatti, ad esasperare sempre l’aspetto soggettivo e astratto della creazione. “Cercate di non dimenticare mai – diceva Sullivan – che tutte le cose che vedete o udite, hanno un doppio significato: prima di tutto un senso oggettivo o esterno, ossia l’aspetto, e quindi un senso, soggettivo o interno”.
Sullivan anticipa, per molti versi la necessità dei doppi piani di lettura (significato e significante), ossia presuppone, intuitivamente, una semiotica dell’arte, l’interpretazione adeguata di un sistema di segni, propri della pittura, scultura e architettura.
Su questo piano di partecipazione e di rilevamento, di comunicazione, va riportata, pertanto, l’interessante scultura di. Giovanni Di Nicola, la sostanza sia formale che ideologica di essa.
Tolta così alla sua omogeneità organica e invisibile, ai momenti fondanti della sua genesi – o di. una sua prassi costitutiva -, la materia di cui si avvale Di Nicola si enuclea in aggregazioni cellulari a tendenza radiale al fine di non precostituirsi, abolendo il volume, nella rappresentatività totale dello spazio, o nella normativa che solitamente identifica lo spazio con la scultura.
Costituzionalmente frontale e ravvicinata, appunto percbè sede germinale e raccolta di eventi morfogenetici, la scultura di Di Nicola non si affida tanto ad una ormai scontata ritualità di elementi plastici, quanto ad ma sua peculiare dinamica di struttura, ad un suo modello matematico del mescolamento, dove non esistono altre componenti strutturali se non l’accrescimento insubordinato e suggestivo di un diverso processo formativo.
Un gesto della scultura che tende ad associare la figurazione contemporanea con forme di vita e di sviluppo, o con forme di crescenza (umane, animali, vegetali) date come forme corrispondenti ma autonome rispetto a quelle naturali (le sculture di Falkenstein, Mar Ernest, César, Paolozzi, Chadwik, Mooy, D’Haese, per esempio).
Accade cioè, che la scultura contemporanea – come ci è dato volere anche attraverso questi avvertiti
repertori creativi di Di Nicola dopo avere superato i volumi. corporei compatti e concreti, in cui le fonti plastiche sono ben più privilegiate e significative rispetto alle interpretazioni simboliche, si muova sempre più verso creazioni spaziali aperte. Ciò avviene deliberatamente ma mai casualmente, giacchè tali aperture come giustamente avverte Trier – sono sempre “memori della questione circa il significato di questi oggetti di nuovo genere e circa le intenzioni che possono aver condotto gli artisti e crearli”. L’attenzione intelligente e critica, portata da Giovanni Di Nicola dentro gli elementi organizzativi della propria scultura, è infatti maggiormente riscontrabile là dove la memoria, come presupposto ed energia dell’ immaginazione creativa, diviene precisa scelta operativa, supporto culturale e storico della stessa condizione dell’artista (cioè memoria del proprio tempo).
Così il ferro, abilmente controdesunto da Di Nicola nelle sue potenzialità intrinseche ed espressive e altrettanto abilmente costretto ad una sua frammentazione d’uso, si trasforma esso stesso in dissacratore della omogeneità apparente della materia. Il ferro diviene dunque straordinaria mobilità tattile e visiva di morfologie allusive (tonde ed espansive, filiforme e intrecciate, sfuggenti), sino a proporre (nel momento in cui esso si fa energia aggregante) approcci e ipotesi figurali; o a evocare, nella credibilità partecipata dei nessi e delle saldature, nei grovigli, come nelle libere trame strutturali fantastiche primordialità viventi. Una disponibilità operativa – quella di Giovanni Di Nicola che anche ne gli attuali lavori, tolti allo spazio del “vuoto” per darsi dalla frontalità “piena” della parte, sottolinea e conferma l’originalità sia stipulativa che ideativa di questo personalissimo scultore siciliano
DI NICOLA VISTO DA FORTE
Dal Corriere delle Madonie — anno XIII N0 1 gennaio 1976 —
Conosco Di Nicola da alcuni anni e, fin dai. primi, nostri incontri, ho sempre ammirato la sua tenacia e la sua forte volontà di migliorare tecnicamente e artisticamente il lavoro intrapreso.
Ricordo sempre il Di Nicola, dopo le ore di insegnamento, intento nel suo laboratorio, di Corso Ruggiero, a sprigionare da dure forme metalliche, con la pazienza e la passione di. un vero artigiano-artista, eleganti elementi compositivi degni della più qualificante scuola contemporanea.
I suoi soggetti, a prima vista inafferrabili, si rivelano, dopo un’appassionata ed attenta analisi, perfettamente leggibili. Vi troviamo spunti tratti dalla realtà a noi vicina come animali, volatili, elementi. marini e vegetali o episodi biblici modificati dalla sensibilità dell’esecutore.
Nelle sculture in rame e in bronzo si articolano, accanto al nucleo centrale, nervature metalliche a spirale, fuse saldate, o intrecciantisi in giuochi lineari così composti ed eleganti da assumere la parvenza quasi grafica. Le composizioni, così articolate e tante volte arricchite da punti cromatici dai colori intensi e luminosi su piastrine di rame smaltato, rafforzano la carica espressiva ed emozionale delle immagini rappresentate. Serpenti, teste di uccelli o figure avvolte da pesanti mantelli, ossidati e raggrinzati dalla fiamma ossidrica, diventano cellule contaminate, quasi a significare la sicura fine della specie animale o vegetale se non viene affrontato energicamente e seriamente il problema ecologico.
Anche in tema religioso, trattati dal Di Nicola, ci invitano a meditare sulla natura dell’uomo e la scultura esposta in questa mostra “al Vaglio” col N° 11 ne è un tipico esempio. Sopra un cumulo di grovigli di fili metallici, che sono le passioni e i travagli interiori dell’uomo, si erge, entro un cerchio, una croce incontaminata e lineare con accanto tre elementi ascensionali indicanti la Trinità e nello stesso tempo le aspirazioni umane per qualcosa di più elevato.
Il. messaggio di Di Nicola vuole quindi essere un invito di ritorno alla natura, alla semplicità a quelle buone tradizioni che rischiano di perdere se continueremo a correre dietro emblemi consumistici che fortunatamente ci incominciano a lasciare sempre più insoddisfatti.
Giuseppe Forte
MARIO LOMBARDO
Dal giornale L’Ora Cefalù, lì 3 gennaio 1976
Lusinghieri. apprezzamenti critici e meritato afflusso di pubblico sta riscuotendo La Mostra di Scultura, che Giovanni Di Nicola ha allestito presso in Centro d’Arte “Il Vaglio” di Cefalù.
La mostra inaugurata durante le festività natalizie, raccoglie molte opere di alto livello tecnico ed artistico.
Giovanni Di Nicola ha superato da tempo la fase sperimentale e scolastica e presenta a Cefalù sculture eseguite in ferro battuto e rame.
Mirabile è l’esecuzione tecnica con la quale Di Nicola accosta i vari filimenti metallici per creare immagini che al proiettano nello spazio con elegante movimento.
Elementi che al primo sguardo possono sembrare astratti o informali; rivelano invece un mondo vivo, reale, analizzato nei minimi particolari.
ARTIS anno II° a. 6 - 1976
Bimestrale di. Arte Cultura e Attualità
C’è molta carica fantastica nelle sculture di Di Nicola, ma vi è pure la faticosa e felicemente vissuta fatica di rendere il ferro, materia grezza e così poco malleabile, adatto ad esprimere esseri viventi, ad avere una sua vita propria.
Dalle mani di questo giovane artista cefaludese escono così forme primordiali di esistenza inserentesi in uno spazio che non ha nulla di definito ma si apre ad infinite variabili di intuizioni e di comprensioni.
Le lamiere di ferro, i fili avvolgenti le figure, la cavità di insetti o di animali preistorici prendono lo spettatore in un ritmo che talvolta si fa irruente e talvolta si placa in una statica contemplazione dell’essere.
Non c’è nulla di ermetico, come potrebbe apparire a prima vista, così come non vi è nulla di volutamente astratto, semmai di stilizzato, di incorporeo come se la pesantezza delle masse corporee togliesse, in una lotta impari, la capacità di cogliere la sostanza di una forma che è l’idea primaria dell’essere e la sua stessa ragione di esistere.
Per questo una sosta dinnanzi alle sue opere ci riporta ad una meditazione profonda di ciò che siamo stati, di ciò che vorremmo essere.
Luciano Pandolfi Alberici
IL CORRIERE DELLE MADONIE n. 11 dic. 1976